3 Ottobre 2024 by Andrea Panigada 0 Comments

Corso formativo per conoscere e curare il diabete mellito

Evento gratuito per tutti!
Lunedì 7 ottobre e lunedì 14 ottobre dalle ore 15 alle 17 presso l’Ospedale Sacco si tiene il corso rivolto a tutti coloro che vogliano saperne di più sul diabete. 
Il corso affronta il tema della malattia diabetica sotto diversi punti di vista, diagnosi, terapia, complicanze e screening, alimentazione e esercizio fisico.
È una bella opportunità per conoscere di più e meglio.
Vi aspettiamo numerosi.
Registratevi per partecipare
 

30 Giugno 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Diabete e cecità come evitarli

La retinopatia diabetica come evitarla

Una delle tante conseguenze che porta la malattia del diabete, è la retinopatia diabetica che è causata da un eccesso di zuccheri nel sangue, è una complicazione che colpisce solitamente entrambi gli occhi e si manifesta inizialmente con vista offuscata e/o ridotta, macchie o fili che gallegiano davanti agli occhi con una difficoltà nel percepire i colori.

Le forme di diabete che conducono a questa importante patologia sono due: il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2.

Le conseguenze come sesso accade possono essere di varia varia e possono provocare dei danni gravi alla vista.

«L’occhio e un organo che sicuramente è coinvolto nella malattia del diabete che può indurre al danneggiamento dei piccoli vasi che irrorano gli organi della vista.

Si possono presentare dei disturbi, ad esempio delle emorragie o microaneurismi a neovascolarizzazioni anomale e a edema maculare.

Non sottovalutiamo il problema, queste alterazioni, se non trattate precocemente e adeguatamente, possono in effetti condurre alla cecità. Risulta quindi fondamentale sottoporsi con regolarità a controlli dei livelli di glicemia, cioè di zuccheri presenti nel sangue.

Consigliamo a chi soffre di diabete di sottoporsi periodicamente all’esame del fondo oculare e, quando indicato, a esami strumentali come la tomografia a coerenza ottica e la fluorangiografia.

L’intervento precoce è fondamentale affichè si eviti la compromissione della vista, si può effettuare attraverso il  laser retinico, alcune iniezioni intravitreali o, se proprio necessario, interventi chirurgici».

15 Maggio 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Panonama Diabete 2023

A poco più di un mese si terrà anche quest’anno l’ importante evento Paronama Diabete 2023.
Durante l’evento saranno discussi dalle importanti figure professionali i principali argomenti  che trattano la malattia del diabete nel quotidiano e il rapporto con i pazienti.
La location dell’incontro è Riccione presso il palazzo congressi dal 21 al 24 maggio, sarà una occasione unica in cui si manifesterà la vitalità e l’eccelenza della nostra diabetologia italiana, con un ricco aggiornamento di fisiopatologia, gestione clinica e territoriale della malattia. 
Il professore Paolo Fiorina interverrà per parlarci del diabete di tipo 1.
 
 

6 Aprile 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Milano Marathon e il diabete

Cosa dobbiamo aspettarci dai fondi del pnrr per la malattia del diabete?
La determinazione e la perseveranza nel raggiungere gli obiettivi è ciò che accomuna l’atleta, il sognatore, e anche un team di Ricerca medica.
Casa Diabete ha partecipato con entusiasmo e onore alla Milano Marathon, per promuovere, attraverso l’emozione dello sport, la battaglia contro il diabete.

1 Marzo 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Il pnrr e la malattia del diabete

Cosa dobbiamo aspettarci dai fondi del pnrr per la malattia del diabete?

Una domanda che spesso si pongono i malati diabetici, medici che cercano rimedi alla malattia, ed enti è proprio quello su quali sono le reali opportunità che il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) può garantire per rendere più equo l’accesso alle cure del diabete, accesso che purtroppo risulta essere disomogeneo sul territorio nazionale. 

Negli anni diversi governi hanno tagliato e modificato i finanziamenti al reparto sanitario, ce ne siamo accorti se ce ne fosse ragione durante  l’ esperienza della pandemia da coronavirus (COVID-19) che ha portato alla luce una serie di alcune criticità del sistema sanitario, che ha portato alla riduzione dei volumi di attività diagnostica e all’assistenza dei pazienti con diabete.

Nello specifico possiamo evidenziare:

  • solamente il 30% delle persone con diabete in Italia riceve una assistenza specialistica, con la consulenza specifica di dietisti che porti all’ accesso a dei percorsi di educazione terapeutica;
  • vi sono differenze nell’assistenza tra le varie regioni;
  • l’assistenza fornita dagli specialisti al malato diabetico risulta non essere completa e incisiva che porta all’isolamento dello stesso.

Bisogna seriamente pensare che l’aumento di patologie croniche come il diabete, con il paziente che lamenta vulnerabilità e fragilità, obbliga a tutti a ripensare il rapporto che lega l’ assistito, lo specialista e il territorio, migliorando le strutture esistenti e informatizzandole per ottenere una cura più efficiente del diabete.

Le complicanze buracratiche e amministrative hanno portato ad un rallentamento e difficoltà alle cure, che devono essere assolutamente accelerate per curare le complicanze della malattia.

Il presidente uscente della SID, prof. Agostino Consoli ha dichiarato che vi sono delle proposte che portano alla valorizzazione dell’assistenza alle persone con diabete:

  • Bisogna investire necessariamente in nuove risorse, ma partendo da un utilizzo più efficace delle risorse esistenti.
  • Bisogna potenziare i centri che garantiscono una alta professionalità e  confluire tutti gli operatori di un territorio dediti all’assistenza al diabete.
  • Gli operatori bisogna che in questi centri, per supportare il malato diabetico trovino tutto ciò che è necessario per la cura partendo da un efficace screening delle complicanze diabetiche, prestando attenzione alla loro opera (magari con opportuna turnazione ed organizzazione) presso ambulatori ritenuti più periferici e più vicini al domicilio del paziente.
  • Collaborando e integrandosi con i Medici di Medicina Generale che si possono avvalere delle esistenti reti informatiche per le comunicazioni e la condivisione dei dati.”

28 Febbraio 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

L’insulina scoperta di oltre 100 anni

Frederick Grant Banting, il pioniere del diabete

Il 14 novembre 1891 nasce ad Alliston, in Ontario, CanadaFrederick Grant Banting, l’uomo cui si deve la nascita della diabetologia moderna di oggi.

Fu proprio la sua data di nascita ad ispirare la famosa Giornata Mondiale del Diabete che celebriamo regolarmente il 14 novembre di ogni anno.

Nel lontano novembre del 1920 Banting chiese una udienza al prof. John James Rickard Macleod, famoso luminare dell’Università di Toronto, Canada, per poter ottenere aiuto per le sue ricerche sull’estratto di pancreas.

Sempre Banting ottenne il 31 luglio 1921, insieme l’aiutante concessogli da Mcleod, un certo Charles H. Best, somministrò a un povero cane, cui era stato tolto il proprio pancreas per renderlo diabetico, l’estratto pancreatico di un altro cane sano.

Nella data 11 gennaio 1922 Banting fornì alll’allora giovane dott. Walter R. Campbell, il preparato finale da inoculare nella persona del quattordicenne Leonard Thompson, che sarebbe passato poi a sua malgrado passato alla storia come il primo paziente con diabete curato con il nuovo farmaco, che poi venne chiamato: insulina.

Questa è la reale storia dell’insulina, ossia l’ormone salvavita, il cui sviluppo ha modificato il corso del diabete tipo 1, fino ad oggi è considerata una malattia da debellare, dove ogni diabetico deve convivere cercando di condurre una vita con prospettive e di piena normalità.

Nel 2021, si è celebrato il centenario della sua scoperta, la cui storia si unisce a molte persone che fino a oggi ne hanno tratto beneficio. 

Nel tempo comunque molti medici con la loro dedizione dedicano il loro tempo alla cura del diabete e a prendersi cura di tutti i pazienti che hanno contratto questa malattia.

Il futuro dopo l’insulina

La storia della insulina, non è affatto terminata, va avanti, è in continua evoluzione, già ora cambia in meglio la vita dei diabetici, che sono sicuramente già pronti per scrivere nuovamente il fuuro per poi divenire storia.

L’insulina al giorno d’oggi non modifica solo la vita dei pazienti affetti dal diabete di tipo 1 e di tipo 2, perché abbiamo già delle soluzioni che mutano la storia naturale del diabete anche per questi pazienti.

Il diabetolo dei giorni nostri deve sapere fare di tutto nel quotidiano per non rendere banale ciò che combatte, si richiedono delle grandi competenze, delle grandi conoscenze, una grande scienza e la maturazione di una grande esperienza, questi aspetti devono essere valorizzati sempre da tutti, senza perderli di vista.

23 Gennaio 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Celiachia e diabete di tipo 1: situazione attuale e consigli nutrizionali

Il dr. Danilo Cariolo risponde ad alcune domande sul rapporto diabete e celiachia.

Come mai esiste una correlazione tra diabete e celiachia?

Innanzitutto occorre precisare che la correlazione è tra diabete di tipo 1 e celiachia mentre, a oggi, non è stata stabilita nessuna connessione tra celiachia e diabete di tipo 2.
Il perché esista questa correlazione non è ancora stato chiarito ma, classificando entrambe le condizioni nell’alveo delle patologie autoimmunitarie, sicuramente la comparsa contemporanea di queste malattie è legata all’interazione di fattori genetici e fattori ambientali come le infezioni virali o il precoce inserimento nella dieta di alcuni alimenti.

In generale quando sono presenti in concomitanza si parla di Sindromi Plurighiandolari Autoimmuni (SPA). Una recente review sostiene che ci sia la stessa base genetica responsabile del rischio di sviluppare entrambe le patologie e che ci siano alterazioni nel profilo immunitario.

Ma accanto a questi meccanismi genetici e molecolari ci sono segni del ruolo di “innesco” di alcuni enterovirus e/o del microbiota intestinale che quando alterato (stato di disbiosi) può essere un ulteriore fattore di rischio. Sono intrecci molecolari molto complessi che devono ancora essere chiariti.

Quali sono i numeri di questa correlazione?

Recenti studi epidemiologici rilevano la presenza di celiachia nel 1,4% – 10% dei soggetti affetti da diabete di tipo 1, fino a punte del 25.5% in base ai diversi studi condotti.

La contemporanea presenza di entrambe le patologie nella popolazione generale va dal 4% al 6,5% con picchi anche più alti.
È molto probabile che i numeri siano destinati ad aumentare nel corso degli anni grazie al miglioramento delle tecniche di diagnosi e di screening, così come è successo per la celiachia, dapprima considerata una malattia rara e poi, numeri alla mano, è diventata una delle patologie genetiche più frequenti anche nel nostro Paese secondo il Centro Nazionale di Epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità.

Prendendo atto di questi numeri i malati di diabete di tipo 1 devono sempre fare il test per la celiachia?

I soggetti affetti da diabete di tipo 1 devono sempre confrontarsi con il proprio medico e con chi gestisce la propria salute ma posso dire che l’Associazione Italiana Celiachia raccomanda lo screening per la malattia celiachia a tutti i soggetti con diabete di tipo 1.

L’ideale sarebbe valutare la presenza di malattia celiaca all’esordio del diabete e, in caso di negatività, rifare le analisi appena compaiono i sintomi di celiachia. Il problema si ha in caso di celiachia silente e/o in assenza di sintomi specifici, ricordo che in 6 casi su 10 la celiachia è presente in maniera asintomatica. In questo caso la raccomandazione dell’Associazione è di fare il test per celiachia una volta all’anno per i primi quattro anni dalla diagnosi e una volta ogni due anni per i successivi sei anni.
Aggiungo una cosa: esiste la raccomandazione di fare il test per malattia celiachia anche nei familiari di primo grado di un soggetto affetto da diabete di tipo 1 e in particolare se il soggetto è affetto da un’altra malattia autoimmune oltre il diabete tipo 1.

Ormai è consolidato che la presenza di celiachia nei familiari di primo grado di un diabetico raggiunga il 36% e che tale frequenza aumenti fino al 75% in caso di presenza di una seconda malattia autoimmune.

Alcuni alimenti fungono da fattore di rischio per l’insorgenza di queste malattie, quali sono?

Gli studi si sono concentrati sull’azione del latte e dei cibi contenenti glutine. Le proteine del latte vaccino, soprattutto se introdotte nella dieta prima del 3°-4° mese di vita, possono fungere da “innesco” per il processo autoimmune. Infatti nel siero del 40% – 80% dei pazienti con diabete di tipo 1 si ritrovano anticorpi diretti contro le proteine del latte vaccino.
Per il glutine invece ci sono pareri discordanti e si dovranno attendere maggiori studi prima di chiarire tutto il processo. L’ipotesi fatta da molti scienziati ma negata da altri è che il glutine possa indurre una risposta autoimmunitaria contro il pancreas, perché è stato evidenziato che anticorpi anti-pancreas, quando presenti nel soggetto celiaco, tendono a scomparire dopo la dieta priva di glutine.

Altri studi mostrano come i soggetti diabetici possano nel tempo sviluppare anticorpi tipici di un’intolleranza nei confronti del glutine. Inoltre, è stato scoperto che il glutine può fungere da “carburante” per alcuni batteri del microbiota intestinale che nutrendosi maggiormente potrebbero alterare l’eubiosi intestinale con conseguente rischio di manifestazione dei sintomi.

Che ruolo ha la dieta priva di glutine nei pazienti con diabete di tipo 1?

Dico subito che una risposta certa a questa domanda non c’è. Gli studi a nostra disposizione sono limitati, non controllati, discordanti e per la maggior parte condotti su popolazioni di età pediatrica ponendo un grosso punto interrogativo sull’adulto.
Cercando di fare chiarezza, iniziamo con il ricordare quali sono i 4 punti centrali nella complessa gestione del diabete: insulina, dieta, attività fisica e controllo metabolico.

Il controllo metabolico è quello più importante per allontanare le complicanze del diabete ed esso può essere corretto solo quando si presta attenzione agli altri 3 fattori.

Non ci sono evidenze che la dieta senza glutine influenzi il controllo metabolico ma i dati a nostra disposizione si riferiscono a soggetti asintomatici o con pochi e lievi sintomi.

E’ molto probabile che i risultati possano essere sensibilmente diversi in soggetti con sintomi chiari di malattia celiaca e ci sono studi che portano in questa direzione.

Sembrerebbe che la dieta senza glutine possa migliorare la risposta glicemica e prevenire l’eventuale comparsa di un’altra malattia autoimmunitaria.

Coloro che sono affetti contemporaneamente da celiachia e diabete cosa devono fare o non devono fare a tavola?

In uno scenario di poca chiarezza come questo è difficile dare consigli specifici.
Ricordo che entrambe queste patologie richiedono profondi cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita con possibili risvolti psicologici da non sottovalutare, perciò prima di tutto evitare il “fai-da-te”, il “sentito dire che…” e il “ho letto che…” ma farsi seguire da specialisti in maniera multidisciplinare. In questo modo si possono valutare al meglio i rischi e i benefici di un approccio terapeutico tenendo conto dei singoli e specifici casi.

In secondo luogo non eliminare in modo arbitrario il glutine dalla dieta soprattutto in caso di celiachia asintomatica perché la cosa, oltre che inutile per il controllo glicemico e metabolico, potrebbe essere peggiorativa della qualità della vita, imponendo restrizioni alimentari inutili.

Un altro errore da evitare assolutamente è la drastica riduzione dei carboidrati con il rischio di eccedere con grassi e proteine, soprattutto di origine animale.
Molto importate, come i diabetici sanno bene, mantenere controllato il consumo di zucchero semplice, cibi raffinati e bevande zuccherate mentre occorre tenere alto il consumo di fibra alimentare grazie a cereali integrali, verdura/ortaggi, legumi, frutta, semi e frutta secca a guscio.
In altre parole consiglio di riscoprire e seguire la dieta mediterranea fatta di tanti cibi naturali, vegetali e integrali e pochi cibi di derivazione animale e industriale. Seguire la stagionalità dei cibi e variare spesso le scelte a tavola così da equilibrare i benefici e i rischi di ogni alimento.
Invece nel caso di celiachia con sintomi chiari e/o manifesta compromissione dei villi intestinali allora il discorso cambia e il consiglio di seguire una dieta priva di glutine diventa decisamente più importante.

Quali sono i rischi di una dieta senza glutine maldestramente imposta a diabetici?

In primo luogo può risultare frustrante con un carico psicologico notevole. Il diabete tipo 1 è già di per sé una condizione cronica molto “invasiva” di tutti gli aspetti della vita quotidiana, se a questo si aggiunge un’ulteriore restrizione con una dieta priva di glutine è chiaro capire che l’aderenza alla terapia può risentirne con conseguenze sul controllo metabolico.
Alle considerazioni psicologiche e di qualità della vita sommiamo anche dei potenziali rischi nutrizionali nel caso in cui la dieta non venga ben gestita.

Il rischio che il controllo della glicemia e di conseguenza quello metabolico generale possa non essere corretto esiste così come quello di non soddisfare i fabbisogni nutrizionali nel caso in cui l’alimentazione non sia ben bilanciata.

In quest’ottica è importante sottolineare che una corretta dieta senza glutine prevede un uso prevalente di alimenti naturali integrali senza glutine, come riso, quinoa, grano saraceno, mais e in maniera minore alimenti senza glutine di derivazione industriale.

È importante far notare che molti prodotti senza glutine possono avere un Indice glicemico alto, anche più alto della pasta e/o del pane di frumento

Alimenti raffinati o ingredienti usati nei prodotti senza glutine possono portare a glicemie post-prandiali più alte mettendo a rischio il controllo metabolico.

Alcuni esempi possono essere la farina di riso, riso soffiato e gallette, patate e fecola di patate, maizena. 

Altri studi mostrano anche che i prodotti senza glutine potrebbero essere più calorici e con una quota maggiore di grassi saturi anche se la quantità totale di grassi è simile. In questi casi diventa molto importante imparare a leggere le etichette, prendere l’abitudine di non fermarsi a quanto scritto in “grande” sulle confezioni ma guardare la lista completa e poi monitorare nel tempo il proprio controllo metabolico.

Esistono prodotti che cercano di evitare questo inconveniente inserendo tra gli ingredienti delle fibre che abbassano l’indice glicemico come l’inulina o l’amidoresistente.

Sicuramente non è facile e immediato ma con un po’ di attenzione iniziale si possono trovare le soluzioni alle proprie necessità e cercare nuove abitudini.

Per gestire bene il tutto ed evitare errori, l’ideale è sempre rivolgersi ad un professionista che possa guidare questi processi di adattamento personali, impostando un corretto piano nutrizionale.

Il presente articolo è di realizzazione e di  proprietà di Diabete.com

20 Dicembre 2022 by Andrea Panigada 0 Comments

La colazione per il paziente diabetico

Quanto conta la colazione per un malato diabetico?

La colazione per un malato diabetico è fondamentale per iniziare la giornata, ma bisogna sempre tenere presenti certi aspetti  nella propria alimentazione.

La buona regola per un malato diabetico è fare una colazione abbondante, pranzare moderatamente e cenare leggero, questo è un buon consiglio per iniziare a comprendere l’importanza della colazione soprattutto nelle persone che hanno il diabete.

La colazione è il momento più importante e cruciale di tutta la vostra giornata, se impostata correttamente vi aiuterà sicuramente anche nella gestione della vostra glicemia durante il resto della giornata.

Quali cibi è corretto assumere a colazione?.

A colazione è necessario assumere dei cibi che possano garantire un equilibrio glicemico ottimale che portino benefici durnate il resto della giornata, come gli alimenti contenenti le proteine.

Vediamo alcuni spunti:

Ottimi sono i bianchi d’uovo (albumi), ancora meglio l’uovo intero, oppure la carne magra, lo yogurt magro e/o greco, il latte, le noci, i fagioli, i formaggi e come frutta l’avocado.

Si possono  utilizzare i cereali integrali, ad esempio la farina d’avena o fiocchi d’avena.

Questa soluzione è ottimale perchè le fibre forniscono un equilibrio dei livelli di glucosio nel sangue e di energia.

Vengono in aiuto e sono utili alla causa anche le verdure che contengono molte fibre ed alcune proteine.

Ecco qualche spunto per la colazione ideale:

  • Coppette di yogurt e frutta
  • Crepes di albumi
  • Colazione in barattolo
  • Cheesecake ai frutti di bosco
  • Cheesecake in barattolo
  • Pancake alla banana

Per il paziente diabetico è sconsigliata di saltare la prima colazione, la fame può stimolare il fegato nel rilasciare più glucosio nel sangue, senza poi contare che la fame può farsi sentire a mezza mattina e quindi ci può venire voglia di portare a consumare del cibo che alla fine può risultare non sempre salutare.

E’ una buona abitudine alzarsi dal  letto con anticipo, dedicando così più tempo e spazio alla propria colazione.

Altra soluzione possono essere i frullati che sono una buona fonte di proteine, energia e ricche di fibre.

Teniamo in considerazione che i frullati si possono preparare in anticipo  e conservati tranquillamente in frigorifero, anche se per molti preferiscono prepararli al momento per essere più appetibili.

In conclusione possiamo affermare che eseguire una corretta colazione è importante soprattutto nella scelta dei cibi, in pratica aumentare le proteine a colazione previene i picchi di zucchero nel sangue al termine dei pasti.

9 Novembre 2022 by Andrea Panigada 0 Comments

Il legame tra sonno, cibo e diabete di tipo 1

Il legame tra sonno, cibo e diabetedi tipo 1

Immaginate il vostro ristorante preferito: di giorno è un luogo vivace e movimentato, ma dopo l’orario di chiusura il personale inizia a rimettere a posto il locale per prepararsi al giorno successivo. 

Potremmo usare questa analogia per spiegare ciò che accade al nostro corpo. Di giorno, il nostro corpo è completamente impegnato a tenerci in movimento e impegnati nelle nostre attività. Di notte, quando dormiamo, il nostro corpo si spegne. Il sonno offre la possibilità di riposare e svolge un ruolo fondamentale nel ricalibrare i diversi ormoni responsabili di mantenerci in buona salute. 

Dormire una notte di sonno ristoratore è un principio spesso dimenticato ma molto utile per condurre uno stile di vita sano, e ancora di più con il diabete di tipo 1.

Mancanza di sonno e sovralimentazione
Spesso gli effetti della mancanza di sonno e l’assunzione in eccesso di cibo poco sano, con conseguente aumento di peso corporeo, sono collegati. È un problema che può riguardare tutti, indipendentemente dall’avere o meno il diabete di tipo 1.

Due degli ormoni che vengono regolati durante il sonno sono la leptina e la grelina.

 La leptina è responsabile della sazietà (il meccanismo che ci fa sentire pieni dopo aver mangiato), mentre la grelina è l’ormone della fame (ci fa sentire affamati).

 Se una persona si priva del sonno, il livello di grelina aumenta mentre la leptina diminuisce, e questo spiega perché una persona privata del sonno mangia troppo.

La mancanza di sonno può anche farci sentire stanchi e “in letargo”, facendoci cercare cibi ad alto contenuto energetico o che appagano in fretta, come dolci, torte e cibi fritti. Inoltre, è stato dimostrato che privarsi del sonno altera il modo in cui percepiamo il cibo – il cibo viene vissuto come una ricompensa positiva – e aumenta così il rischio di mangiare troppo.

Cattive abitudini di sonno ed effetti sulla glicemia
Per una persona con diabete di tipo 1, dormire adeguatamente e riposarsi è importante per mantenere sotto controllo la glicemia. Infatti, cattive abitudini del sonno sono state collegate a un aumento dei livelli di glucosio, perché il sonno agisce sull’insulina, sul cortisolo (un ormone dello stress) e sullo stress ossidativo (uno squilibrio tra radicali liberi e antiossidanti nell’organismo che porta a lungo andare al danneggiamento dei tessuti). Inoltre, la mancanza di sonno potrebbe essere collegata all’aumento dell’insulino-resistenza (la capacità delle cellule di utilizzare l’insulina si riduce, serve quindi più insulina per gestire i livelli di glucosio nel sangue).

Diabete di tipo 1 e sonno instabile
Oltre a praticare abitudini di sonno scorrette, come andare a letto tardi o dormire fino a tardi, altri fattori possono causare un sonno agitato nelle persone con diabete di tipo 1. Questi possono includere:

Ipoglicemia:

  • Paura di incorrere in un’ipoglicemia notturna
  • Sperimentare l’ipoglicemia notturna – svegliarsi con i sudori freddi, avere incubi

Iperglicemia:

  • Aumenta la frequenza della minzione notturna
  • Sensazione di calore e di disagio o irritabilità
  • Preoccupazione o timore per il diabete che potrebbe tenervi svegli di notte.

Consigli per dormire bene
Non esistono linee guida specifiche sulla gestione del sonno per le persone con diabete di tipo 1, tuttavia seguire questi consigli può favorire un sonno ristoratore.

  • Evitare pasti pesanti la sera, o poco prima di andare a letto e privilegiare pasti più leggeri. Limitare cibi ricchi di grassi e carboidrati (si pensi a un grande hamburger o a un grande piatto di pasta alla carbonara), a favore di porzioni più piccole con meno grassi e carboidrati (si pensi a un’insalata di medie dimensioni con pollo alla griglia)
  • Consumare un pasto sano, nutriente e ben bilanciato a cena – pasti ad alto contenuto calorico, ricchi di grassi saturi e zuccherati, con poche fibre, sono stati associati a interruzioni del sonno.
  • Scegliere il momento giusto per cenare: consumare l’ultimo pasto 3-4 ore prima di andare a letto.
  • Evitare le bevande gassate – il gas delle bibite gassate potrebbe farvi sentire gonfi e a disagio; bevete invece acqua.
  • Movimento delicato – provate a fare un po’ di stretching o una camminata lenta dopo i pasti per aiutare la digestione.
  • Camera da letto – create un ambiente nella vostra camera da letto che favorisca il sonno; abbassate le luci, riducete il rumore e mantenete la stanza fresca.
  • Fare esercizio fisico regolare durante il giorno per favorire il sonno notturno – evitare di fare esercizi ad alta intensità a tarda ora.
  • Tenere un diario del sonno e stabilire un programma di sonno regolare.
  • Evitare la caffeina o la nicotina prima di andare a letto.
  • Parlate con la vostra equipe diabetologica per elaborare insieme un programma di supporto se non riuscite a dormire bene.

Riflessioni finali

È comprensibile che i ritmi frenetici della vita non sempre si conciliano con la necessità di dormire un tempo adeguato. In generale, 7-8 ore di sonno a notte assicurano al nostro corpo e alla nostra mente l’energia giusta per affrontare la giornata successiva. Per chi ha il diabete di tipo 1, un sonno adeguato e il riposo sono un aiuto fondamentale per raggiungere livelli ottimali di glucosio nel sangue e una migliore qualità della vita.

Il presente articolo è di realizzazione e di  proprietà di Medtronic Italia.

12 Settembre 2022 by Andrea Panigada 0 Comments

Diabetes Day 2022

Diabetes Day un evento che tutti gli anni celebra a livello modiale la sensibilizzazione sulla malattia del diabete. L’evento si svolge come sempre ogni anno il 14 novembre, tale data è stata scelta per celebrare la nascita del famoso fisiologo canadese Frederick Grant Banting, che insieme a Charles Herbert Best, scoprì l’ insulina, nel 1921.    Questo risultato consentì di poter passare da una malattia mortale a una malattia controllabile.                                          Molti paesi dal passato a oggi aderiscono a questa campagna di sensibilizzazione ed è stato deciso da parte dei rispettivi governi che, in questa data, diversi monumenti nel mondo, vengano illuminati in blu per fornire un segno di speranza alle persone che vivono con questa malattia ma anche per tutti noi che possiamo essere a rischio di sviluppare la stessa malattia.

La malattia nel mondo

La malattia del diabete non è per alcune persone, nel mondo infatti si stima che possano essere i malati intorno a 350 milioni di persone si calcola inoltre che ogni anno più di 3 milioni di persone vivono con il diabete e possano morire per le  malattie a esso correlate. Per questo motivo si necessaria dell’educazione sulla diagnosi tempestiva e sulla buona gestione del diabete.

La celebrazione

A partire dal 2006, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha dichiarato la ricorrenza una giornata ufficiale di salute per evidenziare che questa malattia è una priorità nelle questioni relative alla salute stessa e ha iniziato a celebrarla nel 2007. Molti sono gli eventi a celebrazione, a mezzo stampa, tv, radio e si organizzano passeggiate a tema che coinvolgano molte persone e raccolte fondi per aiutare e sensibilizzare la ricerca che ogni anno registra notevoli passi in avanti per trovare le migliori soluzioni di cura della malattia.

1 Agosto 2022 by Andrea Panigada 0 Comments

Benefici del nuoto con il diabete di tipo 1

L’estate è arrivata, che tu sia rimasto in città o che tu sia in un’amena località di vacanza, la canicola estiva potrebbe iniziare a farsi sentire. Cosa c’è di più rinfrescante in questi momenti se non un bagno al mare o una nuotata in piscina? Potresti chiederti a questo proposito quali siano le migliori strategie per conciliare una bella nuotata con la gestione del tuo diabete.

Il primo consiglio che è importante seguire è di confrontarti preventivamente con il tuo medico diabetologo per avere tutte le informazioni che ti servono per gestire al meglio ed in sicurezza una nuotata o una giornata al mare: se non ci sono specifiche controindicazioni, infatti il nuoto e gli sport acquatici sono attività fisiche ottime e divertenti che possono anche aiutarti nella gestione del diabete.

Benefici del nuoto per le persone affette da diabete di tipo 1

La regolare attività fisica comporta molti benefici per la salute di tutte le persone, anche per quella di chi convive con il diabete di tipo 1. Può contribuire a gestire i livelli di glicemia e offre numerosi altri benefici per la salute del cuore e delle ossa e per il benessere emotivo.

  • È importante ricordare comunque che i valori glicemici possono variare in base a diversi fattori, tra cui tipo di attività fisica (anaerobica o aerobica).
  • Orario dell’ultimo pasto consumato.
  • Composizione dell’ultimo pasto consumato.
  • Livello attuale della glicemia.
  • Orario dell’ultima somministrazione di insulina.

Il nuoto libero è una forma di attività fisica aerobica, mentre il nuoto ad alta intensità è una forma di attività fisica anaerobica. Entrambe le forme possono fornire notevoli benefici per la salute delle persone con diabete.

Un recente studio ha esaminato la correlazione tra il nuoto e i valori glicemici in alcuni soggetti maschi adolescenti con diabete di tipo 1. I partecipanti, della stessa fascia di età, sono stati suddivisi in due gruppi. 

Entrambi i gruppi sono stati sottoposti al test dell’emoglobina glicata (HbA1c) prima e dopo un programma di nuoto di 10 settimane.

 I risultati hanno evidenziato miglioramenti significativi nei livelli di HbA1c nei partecipanti che hanno preso parte al programma di nuoto di 10 settimane rispetto a quelli che non lo hanno seguito.

 Lo studio ha indicato che la pratica del nuoto come parte di una regolare routine di attività fisica può contribuire ad abbassare i livelli di glicemia.

Suggerimenti per la sicurezza nel nuoto

Tutto pronto per godersi l’estate e farsi tante belle nuotate? E allora: via! Ecco alcuni suggerimenti basati sul parere concorde degli esperti per nuotare in modo sicuro e prevenire le situazioni di emergenza.

  • Controlla i tuoi livelli di glicemia prima dell’attività fisica.
    È importante controllare i valori glicemici prima di nuotare o di svolgere altre forme di attività fisica perché in genere l’esercizio fisico determina un calo glicemico dovuto al maggiore consumo di energia da parte dell’organismo.
  • Controlla le tue scorte di insulina.
    Sia che usi un microinfusore di insulina o effettui la terapia insulinica multi-iniettiva, assicurati di avere e portare sempre con te, anche solo per una giornata o poche ore, tutte le scorte ed i materiali che potrebbero servirti per gestire la tua terapia, un’eventuale ipoglicemia oppure misurare i tuoi valori glicemici.
  • Rivolgiti al tuo team diabetologico per informazioni sull’uso del microinfusore di insulina in acqua.
    Se utilizzi un microinfusore di insulina, tieni presente che non tutti i microinfusori consentono un uso sicuro in acqua.        È sempre una buona idea consultare il manuale d’uso del tuo microinfusore di insulina per assicurarti che sia a tenuta stagna, possa essere utilizzato in acqua e per quanto tempo. È inoltre una buona idea avere con sé dei cerotti (ad esempio kinesiologici) di scorta con cui fissare ulteriormente il dispositivo prima di godersi una nuotata.                           Se prevedi di fare immersioni o di praticare altri sport acquatici, rivolgiti al tuo team diabetologico per informazioni sulla sicurezza del dispositivo e su qualsiasi altro aspetto da tenere presente.
  • Preparati uno spuntino
    Se hai in programma di andare a nuotare o a fare altre attività fisiche, porta sempre con te qualche spuntino, sia zuccheri semplici che complessi, da consumare in caso di cali glicemici.
  • Pianifica una pausa
    Se intendi dedicarti a una lunga nuotata, pianifica una pausa per controllare i valori glicemici e per magiare qualcosa nel caso in cui i tuoi livelli di glicemia dovessero scendere al di sotto del livello di guardia.
  • Bevi molto
    Mentre siamo immersi in acqua, non ci accorgiamo di sudare o di avere sete. Bevi molta acqua in modo regolare, soprattutto se nuoti in climi caldi, nell’acqua salata o all’aperto.
  • Informa gli altri su cosa fare in caso di emergenza
    Nel caso improbabile che si verifichi una situazione di emergenza, a prescindere dall’essere o meno persone con diabete, è importante essere preparati. Se hai bisogno di soccorso mentre nuoti, è importante che amici e familiari siano al corrente del tuo diabete e sappiano a chi rivolgersi. Se fai una nuotata solitaria, valuta l’opportunità di indossare un braccialetto o una collana identificativi.

La parola d’ordine è informarsi: con le giuste informazioni e la corretta preparazione potrai svolgere tutti gli sport acquatici che possono praticare tutti. Il tuo medico diabetologo può supportarti nella scelta di quello che più si adatta alle tue caratteristiche e darti i corretti consigli da seguire per nuotare in sicurezza.

Rivolgiti al tuo team diabetologico per sapere se riprendere la normale attività fisica in caso di aumento dei livelli di chetoni, se hai avuto un episodio recente di ipoglicemia o se si sono verificate altre complicanze correlate al diabete.

Considerazioni finali

L’attività fisica è un elemento importante di uno stile di vita sano per tutti, anche per chi non è affetto da diabete di tipo 1. Anche se hai il diabete di tipo 1, in generale puoi praticare tutti gli sport e le attività fisiche svolte dalle persone che non devono convivere con questa patologia

Anche le persone con diabete in generale possono praticare tutti gli sport e le attività fisiche, importante è farlo in sicurezza e con i dovuti accorgimenti. Quando nuoti, per divertimento o per allenarti, il tuo metabolismo del glucosio cambia in modo da rispondere al variato fabbisogno energetico. Per tale motivo, potrebbe essere necessario controllare i livelli di glicemia più spesso del normale e chiedere al proprio medico diabetologo informazioni su come adeguare la terapia e gli orari dei pasti.

Goditi l’estate più che puoi sapendo di poter praticare il nuoto liberamente come divertimento o come parte del tuo programma di attività fisica, specialmente nei periodi più caldi.

Il presente articolo è di realizzazione e di  proprietà di Medtronic Italia.

16 Giugno 2022 by Andrea Panigada 0 Comments

28° Congresso Regionale SID

Anche quest’anno si rinnova l’impegno della Società Italiana di Diabetologia sezione lombarda nel portare a tutti i diabetologi lombardi le novità in campo terapeutico, diagnostico e fisiopatologico riguardanti il diabete e le sue complicanze.
Il Prof. Paolo Fiorina, presidente in carica della SID Lombardia, quest’anno ha centralizzato la sede del congresso nella città di Milano e sviluppato un programma teso ad analizzare la prospettiva più affascinante in campo diabetologico, e cioè la cura della malattia.
Il programma infatti è ricco di presentazioni di personalità prestigiose del mondo diabetologico e scientifico, lombardo in particolare ma non solo. E’ infatti prevista la partecipazione di esperti da fuori regione e stranieri, dalla Harvard Medical School di Boston.
Si preannuncia un congresso dall’elevato valore scientifico che saprà calare tutte le nuove informazioni sul territorio per metterle al servizio di medici e pazienti della nostra Regione. 
 

15 Maggio 2022 by Andrea Panigada 0 Comments

Nuovo sensore freestyle libre

Freestyle Libre è il nuovo sensore glicemico più piccolo di una moneta da 5 centesimi registra glicemie nei 14 giorni trasmette dati minuto per minuto direttamente allo smartphone quindi in tempo reale. 

È il più piccolo sensore mai prodotto e il primo paziente a testarlo è stato arruolato dal gruppo del Prof. Fiorina. 
Come acquistarlo

Per sapere di più sulle funzioni del nuovo sensore o per acquistarlo visita il sito ufficiale del produttore https://www.freestylelibre.it/libre/

10 Maggio 2022 by Andrea Panigada 0 Comments

3 Consigli per cambiare il tuo modo di pensare: “Lenti di ingrandimento” e diabete di tipo 1

La maggior parte di noi ha familiarità con l’uso di una lente di ingrandimento. È uno strumento che può rivelarsi utile in varie situazioni, come leggere l’etichetta di un flacone di farmaco o infilare un ago. Quando si usa una lente di ingrandimento, è possibile notare che mentre una determinata area del campo visivo viene ingrandita, gli oggetti circostanti non inquadrati dalla lente risultano offuscati. Cosa c’entra tutto questo con le persone che hanno il diabete di tipo 1? Continua a leggere per scoprirlo.

Ingigantire e minimizzare

Nell’ambito delle distorsioni cognitive (che sono schemi di pensiero negativi, non utili), si parla di ingigantimento quando una persona amplifica in maniera irragionevole il significato di un dettaglio negativo. Viceversa, il termine minimizzazione indica quando una persona sminuisce o minimizza l’importanza di un evento positivo1,2. Esempi del genere possono includere pensieri come:

  • Soffermarsi sulla lettura della pressione alta e sentirsi in colpa dopo un check up, anche se i risultati di tutti gli altri esami erano nella norma.
  • Ti sei confuso su un paio di parole durante una presentazione al lavoro e non riesci a smettere di pensare a come hai rovinato tutto, anche se molti tuoi colleghi si sono congratulati con te dopo il tuo discorso.
  • Non ti è mai piaciuto andare dalla dietista. In occasione dell’ultimo appuntamento, lei ti ha sorriso quando sei arrivato, ma non ti ha sorriso quando te ne sei andato. Hai quindi deciso che non ci andrai mai più perché è stata un’esperienza tremenda ed è chiaro che nemmeno alla dietista fa piacere vederti.

Vivere con il diabete di tipo 1 può aumentare le probabilità di sperimentare la tendenza a ingigantire o minimizzare, poiché le distorsioni cognitive sono associate a depressione, stress emotivo e ansia.3 A sua volta, la probabilità di incorrere in queste sfide emotive è maggiore nelle persone con diabete di tipo 1.1

Inoltre, la ricerca ha evidenziato che questo schema di pensiero può influenzare la gestione di sé e i comportamenti nei confronti della salute. Ad esempio, le persone che presentano una tendenza a minimizzare spesso tendono a seguire meno le raccomandazioni del team diabetologico, perché nella loro mente sminuiscono l’importanza della terapia. Viceversa, l’ingigantire la propria condizione può essere fonte di ansia e indurre a visite eccessive e ingiustificate.2

3 modi per rimettere le cose nella giusta prospettiva

Indipendentemente dal tipo di tendenza (ingigantire le cose in maniera sproporzionata o sminuirle fino a farle scomparire dai propri pensieri), dopo un po’ può essere disorientante vedere sempre il mondo con una prospettiva errata.                   Ecco 3 modi che ti possono aiutare a ricalibrare il tuo punto di vista.

Riconosci quando stai per tirare fuori quella lente che tende a ingigantire o minimizzare la situazione e poi mettila con discrezione da parte. Se riesci a coglierti sul fatto, ancora meglio! Cerca anche di capire in quali circostanze si manifesta questa tendenza: quando sei stanco e di cattivo umore? Dopo una giornata difficile al lavoro? Solitamente ha a che vedere con la gestione del diabete? Capire i motivi che provocano la tendenza ad ingigantire o minimizzare potrebbe aiutarti a gestire meglio la situazione.

Esamina la situazione

Ripensa all’evento e valuta se aveva senso fissarsi su quell’unico valore elevato di emoglobina glicata e ignorare tutti gli altri risultati perfettamente compresi nei target prefissati. Metti in discussione i tuoi pensieri di ingigantimento / minimizzazione originali. Riorienta la tua lente per chiederti: “È un pensiero razionale? Un solo valore di glicata fuori range, può veramente avere conseguenze negative immediate? Un approccio di questo tipo potrebbe aiutarti a soppesare l’importanza che dai a dettagli positivi e negativi.

Cerca aiuto

Se hai difficoltà a mettere da parte la tua lente d’ingrandimento, rivolgiti a chi di dovere. Potresti contattare il tuo team diabetologico per sapere come può aiutarti. Potresti anche combinare un incontro con amici fidati o familiari per chiedere il loro punto di vista quando senti che la tua visione del mondo è sbilanciata.

Considerazioni finali

È possibile riuscire a superare la tendenza a ingigantire o minimizzare e, con qualche ritocco alla tua lente di ingrandimento e con il sostegno adeguato, potrai ricominciare a vedere le cose nella giusta prospettiva!

Riferimenti bibliografici

  1. Gautam M, Tripathi A, Deshmukh D, Gaur M. Cognitive Behavioural Therapy for Depression. Indian J Psychiatry. 2020;62(Suppl 2):S223-S229.
  2. Viner A. Cognitive Distortions: Predictors of Medical Adherence and Health Behaviours Among Women at Risk for Breast Cancer. PCOM Psychology Dissertations. 2016;417.
  3. Weeks M, Coplan R, Ooi L. Cognitive biases among early adolescents with elevated symptoms of anxiety, depression, and co-occurring symptoms of anxiety- depression. Inf Child Dev. 2017; 26:e2011.

Il presente articolo e immagini sono di realizzazione e di  proprietà di Medtronic Italia.

10 Aprile 2022 by Andrea Panigada 0 Comments

Ricerca sul diabete tipo 1: scoperto un meccanismo che causa la morte delle cellule beta del pancreas e come disattivarlo

Uno studio internazionale del Centro di Ricerca Pediatrica Romeo ed Enrica Invernizzi dell’Università Statale di Milano – in collaborazione con altri centri tra cui l’Università di Pisa e la Harvard Medical School di Boston – ha identificato un meccanismo che determina la perdita di beta cellule del pancreas (le cellule produttrici di insulina) in corso di diabete, scoprendo anche come disattivarlo per via farmacologica. Nel parliamo con il prof. Paolo Fiorina*, professore ordinario di Endocrinologia, direttore del Centro di Ricerca Internazionale sul Diabete di tipo 1 presso il Centro di Ricerca Pediatrico Invernizzi, Milano e con la prof.ssa Francesca D’Addio**, ricercatrice, docente di endocrinologia e primo autore dello studio pubblicato su Nature Communications, una delle più prestigiose riviste in ambito di medicina sperimentale con applicazione clinica.

La distruzione delle beta-cellule del pancreas è il nodo cruciale del diabete tipo 1

“Come noto, il diabete mellito di tipo 1 è una malattia autoimmune che colpisce soprattutto bambini e adolescenti ma anche adulti. In questi soggetti, il sistema immunitario distrugge progressivamente o in toto le beta-cellule del pancreas endocrino§, responsabili della produzione e secrezione di insulina che regola i livelli di glucosio nel sangue (glicemia). È quindi necessario che l’insulina venga iniettata dall’esterno quotidianamente e per tutta la vita. Al momento non esiste ancora una strategia terapeutica efficace per preservare le cellule beta pancreatiche. La ricerca è in grande fermento in quest’area” afferma il prof. Paolo Fiorina, direttore del Centro di Ricerca Internazionale sul Diabete di Tipo 1 presso il Centro di Ricerca Pediatrico Romeo ed Enrica Invernizzi.

§ Per pancreas endocrino si intende la parte del pancreas in grado di secernere nel circolo sanguigno gli ormoni che sintetizza, come insulina, glucagone e altri che si differenzia dal pancreas esocrino che produce enzimi digestivi da immettere nel tubo digerente per la digestione.

“Nelle nostre linee di ricerca, il diabete di tipo 1 la fa da padrone, nel senso che è proprio al centro dei nostri programmi e quindi immaginiamo soprattutto una serie di approcci terapeutici innovativi per la cura della malattia come lo studio appena pubblicato.

Io e il mio team ci occupiamo di ricerca sul diabete di tipo 1 da diversi anni, full time dal lontano 1997-1998, quando mi sono specializzato, quindi sono oltre vent’anni e già nei quattro-cinque anni di specializzazione mi occupavo di immunologia applicata al diabete”.

In condizioni normali, come viene mantenuta l’omeostasi delle beta-cellule pancreatiche?

“La massa e l’omeostasi delle cellule beta pancreatiche sono principalmente preservate e mantenute attraverso un equilibrio dinamico finemente regolato tra proliferazione e morte cellulare. Diversi fattori di stress (per es. gluco-lipotossicità, stress ossidativo e attacco/infiltrazione immunitaria e molti altri) che alterano la funzione delle beta-cellule così come quella dei fattori di crescita e degli ormoni circolanti che consentono la proliferazione, la nutrizione e il rinnovamento delle cellule beta del pancreas, sono stati ampiamente studiati, ma poco invece si sa riguardo al modo(i) con cui si potrebbe prevenire la distruzione/perdita di beta-cellule. Le attuali terapie impiegate per il trattamento del diabete vengono oggi testate per i loro potenziali effetti nel preservare la sopravvivenza delle cellule beta, dato che il mantenimento della secrezione endogena di insulina, anche in misura minima, può comunque migliorare il quadro clinico dei pazienti con diabete.

Negli ultimi anni, tuttavia, un numero crescente di studi suggerisce una strada potenzialmente efficace prendendo di mira specificamente il processo che determina la morte delle cellule beta come meccanismo chiave per preservare il pool di beta-cellule così da prevenire o ritardare l’insorgenza del diabete” sottolinea la prof.ssa Francesca D’Addio.

Quali sono i risultati dello studio? Sono state confermate le vostre ipotesi?

“Grazie alla ricerca condotta insieme ai colleghi dell’Università di Pisa e dell’Harvard Medical School di Boston, abbiamo scoperto che in corso di diabete si instaura un’alterata interazione tra un recettore e il suo ligando, quello che abbiamo denominato “asse TMEM219 – IGFBP3” che è in grado di determinare la morte delle cellule beta del pancreas, quelle che producono insulina, per intenderci. Abbiamo inoltre scoperto che bloccando selettivamente per via farmacologica tale asse siamo in grado di proteggere le beta cellule pancreatiche dalla morte cellulare e di prevenire l’insorgenza di diabete in modelli murini” dichiara la prof.ssa D’Addio.

Ci faccia capire meglio: che cosa sono TMEM219 e IGFBP3?

“TMEM219 è un recettore (“death receptor”) scoperto di recente, la cui espressione rende le cellule più sensibili ai numerosi fattori stressogeni e ne induce più facilmente la morte cellulare programmata (apoptosi) attraverso il legame con il suo ligando, IGFBP3 (Insulin-like growth factors binding protein 3) che fa parte di un complesso proteico di sei proteine denominate IGF binding proteins che agiscono come principale vettore dei fattori di crescita insulino-simile-1 (IGF-I) e IGF-II nella circolazione sanguigna, ma hanno anche un effetto indipendente sulle cellule staminali intestinali che esprimono il recettore TIMEM219” continua la Prof.ssa D’Addio.

“Il ruolo cruciale dell’ IGFBP3 nella modulazione del destino cellulare e della crescita dei tessuti è stato documentato in modelli preclinici in cui è stata osservata una massa beta-insulare ridotta seguita da dis-glicemia in presenza di sovraespressione costitutiva di IGFBP3. Alcuni studi hanno documentato livelli più elevati di IGFBP3 in pazienti con diabete tipo 1 e diabete tipo 2 e in soggetti a rischio di sviluppare diabete così come in studi sperimentali nell’animale (modelli murini) diabetico e pre-diabetico, suggerendo un’alterazione del segnale IGFBP3 – TMEM219 nel contesto del diabete. Ulteriori studi sono necessari”.

“Nello studio pubblicato su Nature Communications, ipotizziamo – e i risultati lo hanno confermato – che IGFBP3 agisca come un regolatore della massa delle beta-cellule pancreatiche legando il “death receptor” TMEM219, che – lo dimostriamo nello studio – è espresso nelle cellule beta delle isole pancreatiche in corso di diabete. L’asse IGFBP3 – TMEM219 che si innesca promuove così la distruzione programmata delle cellule beta. Le cellule in apoptosi subiscono modificazioni morfologiche e biochimiche che portano alla loro frammentazione e ne favoriscono la fagocitosi. È una sorta di suicidio cellulare programmato”.

“Nello studio abbiamo voluto indagare anche se l’inibizione selettiva – farmacologica o genetica – del segnale IGFBP3/TMEM219 sia in grado di proteggere la massa delle cellule beta, facilitarne la proliferazione e quindi ritardare se non prevenire l’insorgenza del diabete, suggerendo una nuova opzione terapeutica per i pazienti che soffrono di diabete ed in particolare di diabete tipo 1”.

Quando in eccesso, la proteina IGFBP3 si comporta come una sorta di tossina circolante per le betacellule (“betatossina”): la sua produzione risulta aumentata in presenza di diabete ed è in parte responsabile della progressiva perdita di cellule beta pancreatiche, attraverso l’attivazione del recettore TMEM219.

L’asse IGFBP3 e TMEM219 modula la sopravvivenza delle beta-cellule

“Il nuovo asse che abbiamo individuato è in grado di controllare il destino delle cellule beta pancreatiche e modularne la sopravvivenza”, sostiene il prof. Paolo Fiorina, direttore del Centro di Ricerca Internazionale sul Diabete di tipo 1 presso il Centro di Ricerca Pediatrico Romeo ed Enrica Invernizzi. “Lo studio mostra come questo meccanismo attivato a livello del pancreas endocrino sia in grado di controllarne la funzione, soprattutto per quanto riguarda le cellule beta deputate alla produzione di insulina. La presenza di un aumento della proteina IGFBP3 nei pazienti affetti da diabete tipo 1 suggerisce che questo fattore possa funzionare come una tossina per la cellula beta pancreatica in corso di diabeteche interagendo con il recettore espresso sulla superficie delle beta cellule TMEM219 ne determina la morte programmata. L’alterazione del segnale IGFBP3/TMEM219 porta alla perdita di cellule beta che producono insulina e contribuisce quindi al danno beta cellulare che si sviluppa in corso di diabete”.

Una conferma a tali risultati deriva dall’inibizione genetica selettiva del recettore TMEM219 presente sulle beta cellule pancreatiche in vivo

“Infatti, l’inibizione genetica e farmacologica dell’asse in questione è in grado di preservare la massa beta cellulare, di prevenire la morte cellulare (apoptosi) della beta cellula e l’insorgenza della malattia in vivo in modelli murini per lo studio del diabete tipo 1La possibilità di ristabilire il controllo dell’omeostasi beta cellulare e prevenire la perdita di beta cellule è di straordinaria importanza per i pazienti affetti da diabete, soprattutto coloro che soffrono di diabete di tipo 1 in cui la distruzione è massiva e rapida e costringe alla necessità di terapia con insulina”, sottolinea il prof. Paolo Fiorina.

Il blocco del danno indotto dall’attivazione dell’asse IGFBP3/TMEM219 rappresenta una futura opzione terapeutica di grande rilevanza clinica per la diabetologia

La comprensione di questo meccanismo e della sua alterazione in corso di diabete apre la strada allo sviluppo farmacologico di nuove molecole volte a inibire l’azione tossica di IGFBP3 sulla massa beta cellulare e preservarne la funzione il più a lungo possibile e quindi la produzione endogena di insulina” aggiunge la prof.ssa D’Addio.

Il prof. Paolo Fiorina conclude ringraziando la Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi per aver reso possibile lo studio e per il continuo e straordinario supporto sulla ricerca scientifica per una cura del diabete tipo 1.

“Questo è un altro successo del Centro di Ricerca Pediatrica-Romeo ed Enrica Invernizzi che si aggiunge a quelli già recentemente presentati”, commenta il prof. Gian Vincenzo Zuccotti, direttore del Centro. “Questo Centro sta dimostrando tanto in questi cinque anni in termini di ricerca traslazionale (che ha come obiettivo la trasformazione dei risultati ottenuti dalla ricerca di base in applicazioni cliniche) così da poter diventare un punto di riferimento per la ricerca scientifica in Italia, un polo all’avanguardia per la cura del diabete di tipo 1”. continua il Prof. Gian Vincenzo Zuccotti. “Senza la collaborazione tra l’Università di Milano e i Dipartimenti Clinici del Polo Ospedaliero Luigi Sacco questo sarebbe stato difficile, impossibile senza il sostegno fondamentale della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi che continua a sostenerci per fare sempre di più in questo campo di ricerca”.

 Reference

Francesca D’Addio, Anna Maestroni, Emma Assi, Moufida Ben Nasr, Giovanni Amabile, Vera Usuelli, Cristian Loretelli, Federico Bertuzzi, Barbara Antonioli, Francesco Cardarelli, Basset El Essawy, Anna Solini, Ivan C. Gerling, Cristina Bianchi, Gabriella Becchi, Serena Mazzucchelli, Domenico Corradi, Gian Paolo Fadini, Diego Foschi, James F. Markmann, Emanuela Orsi, Jan Škrha Jr, Maria Gabriella Camboni, Reza Abdi, A. M. James Shapiro, Franco Folli, Johnny Ludvigsson, Stefano Del Prato, Gianvincenzo Zuccotti & Paolo Fiorina
The IGFBP3/TMEM219 pathway regulates beta cell homeostasis
Nature Communications volume 13, Article number: 684 (2022)

* Il prof. Paolo Fiorina, direttore del Centro di Ricerca Internazionale sul Diabete di Tipo 1 presso il Centro di Ricerca Pediatrico Invernizzi. Professore ordinario di Endocrinologia, Università Statale di Milano, Direttore UOS Diabetologia, Ospedali Fatebenefratelli-Sacco-Macedonio Melloni di Milano, Lecturer, Harvard Medical School, Boston, MA, USA
Associate Scientist, Boston Children’s Hospital, Boston, MA, USA

** La prof.ssa Francesca D’Addio, professore associato di Endocrinologia presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche L. Sacco. Ricercatrice d’eccellenza, da anni collabora con il prof. Paolo Fiorina presso il Centro di Ricerca Internazionale Romeo ed Enrica Invernizzi, che opera all’Ospedale Sacco. Il Centro nasce con diverse e ambiziose finalità:
– Identificare le cause genetiche e ambientali del diabete tipo 1
– Prevenire il diabete tipo 1
– Sviluppare nuove terapie di sostituzione cellulare
– Prevenire o ridurre le complicanze (in particolare si studiano l’enteropatia e la nefropatia)
– Applicare nuove tecnologie per la ricerca sul diabete tipo 1

 Centro di Ricerca Pediatrica Romeo ed Enrica Invernizzi

Ospedale “L. Sacco” – Padiglione 62, 1° piano – Via Giovanni Battista Grassi, 74, 20157 Milano
www.crcpediatrico.org – www.casadiabete.it

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14 Marzo 2022 by Andrea Panigada 0 Comments

Alcol e diabete di tipo 1: Puoi, ma senza esagerare

Il consumo di alcol è parte integrante della vita e in molti paesi un modo per socializzare. Può essere molto piacevole rilassarsi con un bicchiere di vino dopo una giornata pesante ed è bello gustarsi un boccale di birra in compagnia degli amici durante un pasto. Se però hai il diabete di tipo 1, puoi concederti questi piaceri?

Sicuramente anche le persone con diabete di tipo 1 possono permettersi di accompagnare questi momenti con un calice di vino o un bicchierino di whisky. Tuttavia, è necessario sapere alcune cose prima di decidere di passare una serata in un locale

Alcol, fegato e glicemia

Poiché il fegato è la centrale metabolica dell’organismo, a questo organo spetta anche il compito di smaltire l’alcol, che viene metabolizzato per circa circa l’80%.1

Perché è importante conoscere l’impatto dell’alcol sul fegato? È importante conoscere questo meccanismo per capire gli effetti dell’alcol sulla glicemia.

Il fegato, infatti, ha due importanti funzioni correlate alla glicemia. In primo luogo, può produrre glucosio a partire da proteine o grassi (mediante un processo noto come gluconeogenesi) in risposta a periodi di digiuno prolungato (ad esempio di notte)1. La seconda funzione è la conversione di una parte del glucosio ingerito in glicogeno, quando i suoi livelli nel sangue sono in eccesso. Il glicogeno è una forma di glucosio più complessa che viene immagazzinata nel fegato ma che può essere facilmente riconvertita in glucosio semplice. Questi processi opposti si svolgono di giorno e di notte, contribuendo a mantenere un equilibrio nei valori di glicemia.

Il fegato metabolizza l’alcol, determinando il rilascio di sostanze chimiche, che sono sottoprodotti o prodotti “di rifiuto”. Questi ostacolano il processo di gluconeogenesi nel fegato. Ad esempio, circa 120 ml di vodka liscia possono ridurre la gluconeogenesi del 45% circa.1 Inoltre, l’alcol impedisce anche la trasformazione del glicogeno in glucosio da parte del fegato. In sostanza, l’alcol, limitando entrambi i processi, provoca quindi una riduzione dei livelli di glicemia.1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alcol, gestione della glicemia e diabete di tipo 1

Cosa significa tutto ciò per chi vive con il diabete di tipo 1? L’alcol ha un effetto ipoglicemizzante su tutte le persone: chi ha il diabete, perciò, deve fare maggiore attenzione quando lo consuma. Chiaramente, a seconda del momento in cui avviene tale consumo e del tipo di bevanda alcolica la situazione può variare moltissimo. Ad esempio, bere un bicchiere di vino (o un boccale di birra durante un pasto) può avere un minor impatto sull’andamento glicemico, purché l’alcol venga assunto con il cibo e in quantità moderate.1 Quanto maggiore è la quantità di alcol consumata ed il grado alcolico, tanto maggiore è il rischio di calo dei livelli di glicemia.2 Gli studi indicano infatti che un moderato consumo di alcol (1g / 1kg), se assunto durante un pasto, sembra avere un effetto limitato sulla glicemia e i livelli di insulina in persone con Diabete di Tipo 1. Mentre se l’alcol è consumato a digiuno o lontano dal pasto, è possibile riscontrare una diminuzione significativa dei livelli di glucosio.1 Più ci si allontana dal pasto e più si aumenta il consumo di alcol, più le probabilità di sviluppare ipoglicemia crescono.1 A complicare ulteriormente le cose, è importante tenere in considerazione che il momento in cui si può verificare un episodio di ipoglicemia non è sempre prevedibile; questi si possono verificare sì durante il consumo di alcol ma anche fino a 12 ore dopo.1,2 Infatti, lo stesso articolo segnala che livelli bassi di glicemia sono stati rilevati il giorno successivo anche dopo un pasto.1

Oltre all’ipoglicemia, una persona con diabete di tipo 1 può sviluppare anche iperglicemia quando beve alcolici.1 Questo perché i superalcolici e soprattutto i liquori possono contenere quantità significative di zucchero. Ricordiamo anche che gli alcolici, se spesso vengono mescolati con bibite e succhi di frutta, i cosiddetti cocktail, che presentano un elevato contenuto di zuccheri. È necessario quindi prestare la massima attenzione, nel caso in cui si decida di assumerli, e di considerare che possono avere un duplice effetto (ipo e iperglicemizzante, non necessariamente nello stesso momento). Ti consigliamo di parlarne con il tuo team diabetologico.

Vivere con il diabete di tipo 1 e bere alcolici in sicurezza

Nel 2019, le linee guida dell’American Diabetes Association consigliavano alle persone con diabete di tipo 1 di moderare il consumo di bevande alcoliche.3 Ciò significa bere al massimo 1 bevanda alcolica/giorno per le donne adulte e al massimo 2 bevande alcoliche/giorno per gli uomini adulti. Disporre di informazioni aggiornate e di tutto il necessario per la gestione della propria terapia ti permetterà di essere preparato se hai bisogno di assistenza durante una serata in un locale.

Ecco alcuni consigli per poter bere alcolici in sicurezza:2

  • Controlla il livello di glicemia prima, durante e dopo il consumo di alcol.
  • Mangia un buon pasto che includa carboidrati prima di uscire.
  • Porta con te alimenti che possano aumentare rapidamente i tuoi livelli di glucosio nel sangue in caso di ipoglicemia, in base alle raccomandazioni del diabetologo.
  • Mantieniti idratato alternando il consumo di alcol e acqua.
  • Tieni presente che ballare è una forma di esercizio fisico e può far calare ulteriormente i livelli di glicemia.
  • Controlla i tuoi livelli di glicemia prima di andare a dormire e mangia qualcosa in caso di valori bassi.
  • Per quanto riguarda le bibite da mescolare con gli alcolici, prediligi quelle senza zucchero per evitare episodi di iperglicemia.
  • Fai colazione al risveglio, anche se non hai fame.
  • Chiedi consiglio al tuo team diabetologico per conoscere quali bevande alcoliche sono più facilmente gestibili (come quelle con un minore grado alcolico o quelle che non prevedono un contenuto d’alcol variabile a seconda di come vengono servite) e scegliere in modo consapevole cosa bere

Suggerimento aggiuntivo:

Usa la tecnologia: al giorno d’oggi è possibile fare uso di funzioni che permettono di variare temporaneamente l’erogazione dell’insulina del microinfusore o tenere maggiormente sotto controllo l’andamento glicemico tramite un sistema di monitoraggio continuo del glucosio. Ciò sarà particolarmente utile se riscontri spesso un calo dei tuoi livelli di glicemia dopo che hai bevuto alcolici. Rivolgiti in ogni caso al tuo team diabetologico e segui le indicazioni su come l’uso della tecnologia può aiutarti nella gestione di pasti e nell’assunzione di alcol.

Considerazioni finali

Nel tuo percorso con il diabete di tipo 1, è importante che tu non senta che ti stai perdendo qualcosa. Bere una bevanda alcolica quando ne hai voglia non dovrebbe essere un problema. Rivolgiti al tuo team diabetologico per informazioni su come gustarti un drink di tanto in tanto. Non ti privare del tuo buon bicchiere di vino ma presta la massima attenzione!

Riferimenti bibliografici

  1. White ND. Alcohol use in young adults with type 1 diabetes mellitus. Am J Lifestyle Med. 2017;11(6):433-435.
  2. Diabetes.org.uk. Type 1 diabetes and drinking. https://www.diabetes.org.uk/. 2021 Available at: https://www.diabetes.org.uk/guide-to-diabetes/young-adults/type-1-drinking. (Accessed January 2022).
  3. American Diabetes Association. Lifestyle management: Standards of medical care in diabetes. Diab Care. 2019;42(Suppl 1): S46-S60.

Il presente articolo e immagini sono di realizzazione e di  proprietà di Medtronic Italia