30 Giugno 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Diabete e cecità come evitarli

La retinopatia diabetica come evitarla

Una delle tante conseguenze che porta la malattia del diabete, è la retinopatia diabetica che è causata da un eccesso di zuccheri nel sangue, è una complicazione che colpisce solitamente entrambi gli occhi e si manifesta inizialmente con vista offuscata e/o ridotta, macchie o fili che gallegiano davanti agli occhi con una difficoltà nel percepire i colori.

Le forme di diabete che conducono a questa importante patologia sono due: il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2.

Le conseguenze come sesso accade possono essere di varia varia e possono provocare dei danni gravi alla vista.

«L’occhio e un organo che sicuramente è coinvolto nella malattia del diabete che può indurre al danneggiamento dei piccoli vasi che irrorano gli organi della vista.

Si possono presentare dei disturbi, ad esempio delle emorragie o microaneurismi a neovascolarizzazioni anomale e a edema maculare.

Non sottovalutiamo il problema, queste alterazioni, se non trattate precocemente e adeguatamente, possono in effetti condurre alla cecità. Risulta quindi fondamentale sottoporsi con regolarità a controlli dei livelli di glicemia, cioè di zuccheri presenti nel sangue.

Consigliamo a chi soffre di diabete di sottoporsi periodicamente all’esame del fondo oculare e, quando indicato, a esami strumentali come la tomografia a coerenza ottica e la fluorangiografia.

L’intervento precoce è fondamentale affichè si eviti la compromissione della vista, si può effettuare attraverso il  laser retinico, alcune iniezioni intravitreali o, se proprio necessario, interventi chirurgici».

15 Maggio 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Panonama Diabete 2023

A poco più di un mese si terrà anche quest’anno l’ importante evento Paronama Diabete 2023.
Durante l’evento saranno discussi dalle importanti figure professionali i principali argomenti  che trattano la malattia del diabete nel quotidiano e il rapporto con i pazienti.
La location dell’incontro è Riccione presso il palazzo congressi dal 21 al 24 maggio, sarà una occasione unica in cui si manifesterà la vitalità e l’eccelenza della nostra diabetologia italiana, con un ricco aggiornamento di fisiopatologia, gestione clinica e territoriale della malattia. 
Il professore Paolo Fiorina interverrà per parlarci del diabete di tipo 1.
 
 

6 Aprile 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Milano Marathon e il diabete

Cosa dobbiamo aspettarci dai fondi del pnrr per la malattia del diabete?
La determinazione e la perseveranza nel raggiungere gli obiettivi è ciò che accomuna l’atleta, il sognatore, e anche un team di Ricerca medica.
Casa Diabete ha partecipato con entusiasmo e onore alla Milano Marathon, per promuovere, attraverso l’emozione dello sport, la battaglia contro il diabete.

1 Marzo 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Il pnrr e la malattia del diabete

Cosa dobbiamo aspettarci dai fondi del pnrr per la malattia del diabete?

Una domanda che spesso si pongono i malati diabetici, medici che cercano rimedi alla malattia, ed enti è proprio quello su quali sono le reali opportunità che il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) può garantire per rendere più equo l’accesso alle cure del diabete, accesso che purtroppo risulta essere disomogeneo sul territorio nazionale. 

Negli anni diversi governi hanno tagliato e modificato i finanziamenti al reparto sanitario, ce ne siamo accorti se ce ne fosse ragione durante  l’ esperienza della pandemia da coronavirus (COVID-19) che ha portato alla luce una serie di alcune criticità del sistema sanitario, che ha portato alla riduzione dei volumi di attività diagnostica e all’assistenza dei pazienti con diabete.

Nello specifico possiamo evidenziare:

  • solamente il 30% delle persone con diabete in Italia riceve una assistenza specialistica, con la consulenza specifica di dietisti che porti all’ accesso a dei percorsi di educazione terapeutica;
  • vi sono differenze nell’assistenza tra le varie regioni;
  • l’assistenza fornita dagli specialisti al malato diabetico risulta non essere completa e incisiva che porta all’isolamento dello stesso.

Bisogna seriamente pensare che l’aumento di patologie croniche come il diabete, con il paziente che lamenta vulnerabilità e fragilità, obbliga a tutti a ripensare il rapporto che lega l’ assistito, lo specialista e il territorio, migliorando le strutture esistenti e informatizzandole per ottenere una cura più efficiente del diabete.

Le complicanze buracratiche e amministrative hanno portato ad un rallentamento e difficoltà alle cure, che devono essere assolutamente accelerate per curare le complicanze della malattia.

Il presidente uscente della SID, prof. Agostino Consoli ha dichiarato che vi sono delle proposte che portano alla valorizzazione dell’assistenza alle persone con diabete:

  • Bisogna investire necessariamente in nuove risorse, ma partendo da un utilizzo più efficace delle risorse esistenti.
  • Bisogna potenziare i centri che garantiscono una alta professionalità e  confluire tutti gli operatori di un territorio dediti all’assistenza al diabete.
  • Gli operatori bisogna che in questi centri, per supportare il malato diabetico trovino tutto ciò che è necessario per la cura partendo da un efficace screening delle complicanze diabetiche, prestando attenzione alla loro opera (magari con opportuna turnazione ed organizzazione) presso ambulatori ritenuti più periferici e più vicini al domicilio del paziente.
  • Collaborando e integrandosi con i Medici di Medicina Generale che si possono avvalere delle esistenti reti informatiche per le comunicazioni e la condivisione dei dati.”

28 Febbraio 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

L’insulina scoperta di oltre 100 anni

Frederick Grant Banting, il pioniere del diabete

Il 14 novembre 1891 nasce ad Alliston, in Ontario, CanadaFrederick Grant Banting, l’uomo cui si deve la nascita della diabetologia moderna di oggi.

Fu proprio la sua data di nascita ad ispirare la famosa Giornata Mondiale del Diabete che celebriamo regolarmente il 14 novembre di ogni anno.

Nel lontano novembre del 1920 Banting chiese una udienza al prof. John James Rickard Macleod, famoso luminare dell’Università di Toronto, Canada, per poter ottenere aiuto per le sue ricerche sull’estratto di pancreas.

Sempre Banting ottenne il 31 luglio 1921, insieme l’aiutante concessogli da Mcleod, un certo Charles H. Best, somministrò a un povero cane, cui era stato tolto il proprio pancreas per renderlo diabetico, l’estratto pancreatico di un altro cane sano.

Nella data 11 gennaio 1922 Banting fornì alll’allora giovane dott. Walter R. Campbell, il preparato finale da inoculare nella persona del quattordicenne Leonard Thompson, che sarebbe passato poi a sua malgrado passato alla storia come il primo paziente con diabete curato con il nuovo farmaco, che poi venne chiamato: insulina.

Questa è la reale storia dell’insulina, ossia l’ormone salvavita, il cui sviluppo ha modificato il corso del diabete tipo 1, fino ad oggi è considerata una malattia da debellare, dove ogni diabetico deve convivere cercando di condurre una vita con prospettive e di piena normalità.

Nel 2021, si è celebrato il centenario della sua scoperta, la cui storia si unisce a molte persone che fino a oggi ne hanno tratto beneficio. 

Nel tempo comunque molti medici con la loro dedizione dedicano il loro tempo alla cura del diabete e a prendersi cura di tutti i pazienti che hanno contratto questa malattia.

Il futuro dopo l’insulina

La storia della insulina, non è affatto terminata, va avanti, è in continua evoluzione, già ora cambia in meglio la vita dei diabetici, che sono sicuramente già pronti per scrivere nuovamente il fuuro per poi divenire storia.

L’insulina al giorno d’oggi non modifica solo la vita dei pazienti affetti dal diabete di tipo 1 e di tipo 2, perché abbiamo già delle soluzioni che mutano la storia naturale del diabete anche per questi pazienti.

Il diabetolo dei giorni nostri deve sapere fare di tutto nel quotidiano per non rendere banale ciò che combatte, si richiedono delle grandi competenze, delle grandi conoscenze, una grande scienza e la maturazione di una grande esperienza, questi aspetti devono essere valorizzati sempre da tutti, senza perderli di vista.

23 Gennaio 2023 by Andrea Panigada 0 Comments

Celiachia e diabete di tipo 1: situazione attuale e consigli nutrizionali

Il dr. Danilo Cariolo risponde ad alcune domande sul rapporto diabete e celiachia.

Come mai esiste una correlazione tra diabete e celiachia?

Innanzitutto occorre precisare che la correlazione è tra diabete di tipo 1 e celiachia mentre, a oggi, non è stata stabilita nessuna connessione tra celiachia e diabete di tipo 2.
Il perché esista questa correlazione non è ancora stato chiarito ma, classificando entrambe le condizioni nell’alveo delle patologie autoimmunitarie, sicuramente la comparsa contemporanea di queste malattie è legata all’interazione di fattori genetici e fattori ambientali come le infezioni virali o il precoce inserimento nella dieta di alcuni alimenti.

In generale quando sono presenti in concomitanza si parla di Sindromi Plurighiandolari Autoimmuni (SPA). Una recente review sostiene che ci sia la stessa base genetica responsabile del rischio di sviluppare entrambe le patologie e che ci siano alterazioni nel profilo immunitario.

Ma accanto a questi meccanismi genetici e molecolari ci sono segni del ruolo di “innesco” di alcuni enterovirus e/o del microbiota intestinale che quando alterato (stato di disbiosi) può essere un ulteriore fattore di rischio. Sono intrecci molecolari molto complessi che devono ancora essere chiariti.

Quali sono i numeri di questa correlazione?

Recenti studi epidemiologici rilevano la presenza di celiachia nel 1,4% – 10% dei soggetti affetti da diabete di tipo 1, fino a punte del 25.5% in base ai diversi studi condotti.

La contemporanea presenza di entrambe le patologie nella popolazione generale va dal 4% al 6,5% con picchi anche più alti.
È molto probabile che i numeri siano destinati ad aumentare nel corso degli anni grazie al miglioramento delle tecniche di diagnosi e di screening, così come è successo per la celiachia, dapprima considerata una malattia rara e poi, numeri alla mano, è diventata una delle patologie genetiche più frequenti anche nel nostro Paese secondo il Centro Nazionale di Epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità.

Prendendo atto di questi numeri i malati di diabete di tipo 1 devono sempre fare il test per la celiachia?

I soggetti affetti da diabete di tipo 1 devono sempre confrontarsi con il proprio medico e con chi gestisce la propria salute ma posso dire che l’Associazione Italiana Celiachia raccomanda lo screening per la malattia celiachia a tutti i soggetti con diabete di tipo 1.

L’ideale sarebbe valutare la presenza di malattia celiaca all’esordio del diabete e, in caso di negatività, rifare le analisi appena compaiono i sintomi di celiachia. Il problema si ha in caso di celiachia silente e/o in assenza di sintomi specifici, ricordo che in 6 casi su 10 la celiachia è presente in maniera asintomatica. In questo caso la raccomandazione dell’Associazione è di fare il test per celiachia una volta all’anno per i primi quattro anni dalla diagnosi e una volta ogni due anni per i successivi sei anni.
Aggiungo una cosa: esiste la raccomandazione di fare il test per malattia celiachia anche nei familiari di primo grado di un soggetto affetto da diabete di tipo 1 e in particolare se il soggetto è affetto da un’altra malattia autoimmune oltre il diabete tipo 1.

Ormai è consolidato che la presenza di celiachia nei familiari di primo grado di un diabetico raggiunga il 36% e che tale frequenza aumenti fino al 75% in caso di presenza di una seconda malattia autoimmune.

Alcuni alimenti fungono da fattore di rischio per l’insorgenza di queste malattie, quali sono?

Gli studi si sono concentrati sull’azione del latte e dei cibi contenenti glutine. Le proteine del latte vaccino, soprattutto se introdotte nella dieta prima del 3°-4° mese di vita, possono fungere da “innesco” per il processo autoimmune. Infatti nel siero del 40% – 80% dei pazienti con diabete di tipo 1 si ritrovano anticorpi diretti contro le proteine del latte vaccino.
Per il glutine invece ci sono pareri discordanti e si dovranno attendere maggiori studi prima di chiarire tutto il processo. L’ipotesi fatta da molti scienziati ma negata da altri è che il glutine possa indurre una risposta autoimmunitaria contro il pancreas, perché è stato evidenziato che anticorpi anti-pancreas, quando presenti nel soggetto celiaco, tendono a scomparire dopo la dieta priva di glutine.

Altri studi mostrano come i soggetti diabetici possano nel tempo sviluppare anticorpi tipici di un’intolleranza nei confronti del glutine. Inoltre, è stato scoperto che il glutine può fungere da “carburante” per alcuni batteri del microbiota intestinale che nutrendosi maggiormente potrebbero alterare l’eubiosi intestinale con conseguente rischio di manifestazione dei sintomi.

Che ruolo ha la dieta priva di glutine nei pazienti con diabete di tipo 1?

Dico subito che una risposta certa a questa domanda non c’è. Gli studi a nostra disposizione sono limitati, non controllati, discordanti e per la maggior parte condotti su popolazioni di età pediatrica ponendo un grosso punto interrogativo sull’adulto.
Cercando di fare chiarezza, iniziamo con il ricordare quali sono i 4 punti centrali nella complessa gestione del diabete: insulina, dieta, attività fisica e controllo metabolico.

Il controllo metabolico è quello più importante per allontanare le complicanze del diabete ed esso può essere corretto solo quando si presta attenzione agli altri 3 fattori.

Non ci sono evidenze che la dieta senza glutine influenzi il controllo metabolico ma i dati a nostra disposizione si riferiscono a soggetti asintomatici o con pochi e lievi sintomi.

E’ molto probabile che i risultati possano essere sensibilmente diversi in soggetti con sintomi chiari di malattia celiaca e ci sono studi che portano in questa direzione.

Sembrerebbe che la dieta senza glutine possa migliorare la risposta glicemica e prevenire l’eventuale comparsa di un’altra malattia autoimmunitaria.

Coloro che sono affetti contemporaneamente da celiachia e diabete cosa devono fare o non devono fare a tavola?

In uno scenario di poca chiarezza come questo è difficile dare consigli specifici.
Ricordo che entrambe queste patologie richiedono profondi cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita con possibili risvolti psicologici da non sottovalutare, perciò prima di tutto evitare il “fai-da-te”, il “sentito dire che…” e il “ho letto che…” ma farsi seguire da specialisti in maniera multidisciplinare. In questo modo si possono valutare al meglio i rischi e i benefici di un approccio terapeutico tenendo conto dei singoli e specifici casi.

In secondo luogo non eliminare in modo arbitrario il glutine dalla dieta soprattutto in caso di celiachia asintomatica perché la cosa, oltre che inutile per il controllo glicemico e metabolico, potrebbe essere peggiorativa della qualità della vita, imponendo restrizioni alimentari inutili.

Un altro errore da evitare assolutamente è la drastica riduzione dei carboidrati con il rischio di eccedere con grassi e proteine, soprattutto di origine animale.
Molto importate, come i diabetici sanno bene, mantenere controllato il consumo di zucchero semplice, cibi raffinati e bevande zuccherate mentre occorre tenere alto il consumo di fibra alimentare grazie a cereali integrali, verdura/ortaggi, legumi, frutta, semi e frutta secca a guscio.
In altre parole consiglio di riscoprire e seguire la dieta mediterranea fatta di tanti cibi naturali, vegetali e integrali e pochi cibi di derivazione animale e industriale. Seguire la stagionalità dei cibi e variare spesso le scelte a tavola così da equilibrare i benefici e i rischi di ogni alimento.
Invece nel caso di celiachia con sintomi chiari e/o manifesta compromissione dei villi intestinali allora il discorso cambia e il consiglio di seguire una dieta priva di glutine diventa decisamente più importante.

Quali sono i rischi di una dieta senza glutine maldestramente imposta a diabetici?

In primo luogo può risultare frustrante con un carico psicologico notevole. Il diabete tipo 1 è già di per sé una condizione cronica molto “invasiva” di tutti gli aspetti della vita quotidiana, se a questo si aggiunge un’ulteriore restrizione con una dieta priva di glutine è chiaro capire che l’aderenza alla terapia può risentirne con conseguenze sul controllo metabolico.
Alle considerazioni psicologiche e di qualità della vita sommiamo anche dei potenziali rischi nutrizionali nel caso in cui la dieta non venga ben gestita.

Il rischio che il controllo della glicemia e di conseguenza quello metabolico generale possa non essere corretto esiste così come quello di non soddisfare i fabbisogni nutrizionali nel caso in cui l’alimentazione non sia ben bilanciata.

In quest’ottica è importante sottolineare che una corretta dieta senza glutine prevede un uso prevalente di alimenti naturali integrali senza glutine, come riso, quinoa, grano saraceno, mais e in maniera minore alimenti senza glutine di derivazione industriale.

È importante far notare che molti prodotti senza glutine possono avere un Indice glicemico alto, anche più alto della pasta e/o del pane di frumento

Alimenti raffinati o ingredienti usati nei prodotti senza glutine possono portare a glicemie post-prandiali più alte mettendo a rischio il controllo metabolico.

Alcuni esempi possono essere la farina di riso, riso soffiato e gallette, patate e fecola di patate, maizena. 

Altri studi mostrano anche che i prodotti senza glutine potrebbero essere più calorici e con una quota maggiore di grassi saturi anche se la quantità totale di grassi è simile. In questi casi diventa molto importante imparare a leggere le etichette, prendere l’abitudine di non fermarsi a quanto scritto in “grande” sulle confezioni ma guardare la lista completa e poi monitorare nel tempo il proprio controllo metabolico.

Esistono prodotti che cercano di evitare questo inconveniente inserendo tra gli ingredienti delle fibre che abbassano l’indice glicemico come l’inulina o l’amidoresistente.

Sicuramente non è facile e immediato ma con un po’ di attenzione iniziale si possono trovare le soluzioni alle proprie necessità e cercare nuove abitudini.

Per gestire bene il tutto ed evitare errori, l’ideale è sempre rivolgersi ad un professionista che possa guidare questi processi di adattamento personali, impostando un corretto piano nutrizionale.

Il presente articolo è di realizzazione e di  proprietà di Diabete.com